STEFANO BASTIANETTO - Recensione critica "Personale Ca' dei Carraresi" - 6-11 novembre 2014
La mostra che Paolo Massone ha recentemente tenuto a Cà dei Carraresi si potrebbe riassumere nella seguente frase: "Il segno che diventa disegno narrante nell'analisi introspettiva dell'oggi verso la ricerca di un domani che sia veramente nostro".
Il Maestro, attraverso rappresentazioni della quotidianità - riassunte in forme geometriche, che ad un primo esame potrebbero apparire semplicistiche - riesce ad infondere alle stesse una particolare vitalità in un euforico tripudio di cromaticità.
L'Artista nel momento dell’osservazione non ci confeziona solo una visione statica, fredda, ripetitiva, ma ci fa vivere di volta in volta, istante dopo istante un nuovo racconto; è la nostra vita fatta di momenti alterni, di nuove e vecchie età che ad uno sguardo più attento ci stupisce per la sua coinvolgente sensibilità tanto da non poterci non appassionare- Il suo messaggio si concretizza in una continua ricerca, nella consapevolezza di ciò che è stato, di quello che è , e di ciò che speriamo avvenga. Ecco dunque le dieci rappresentazioni dell’Attesa.
Mi piace fantasticare nella numerologia, e la scelta delle dieci opere mi fa pensare che l’artista non a caso l' abbia fatta, ragionando forse già nella composizione algebrica formata da uno e da zero; uno come individuo e zero come nulla, niente o forse tutto.
Ecco che acquista importanza l’uno, l’individuo, contrapponendosi allo zero al nulla, o alla moltitudine dei tanti, che altro non sono che una somma, una dovizia di esseri. Ed allora rispunta più forte che mai la persona nella sua unicità che deve essere rispettata e considerata per tutta la sua dignità, perché come dice Martin Boder "ciascuno deve sapere e ricordare che il modo in cui è fatto, è unico al mondo e che mai è esistito un uomo uguale, perché se ci fosse stato un suo uguale non gli occorrerebbe essere".
Dunque l'esposizione che ci offre Paolo Massone pur ribadendo la continua lotta, quasi quotidiana di questa umanità, in un’esistenza traumatizzata da infiniti dubbi e dalle mille perplessità, dove poche sono le certezze, lascia uno spazio, seppure con combattuta apprensione, ad una speranza e su questo momento positivo possiamo, anzi dobbiamo, trovare la forza per reagire e proseguire attraverso la ricerca di una sintesi di idee ed azioni che rappresentano il fenomeno socio-esistenziale di tutta quelle serie di rapporti atti a costruire relazioni; momento, importante e necessario per fornire uno scopo al nostro esser, alla visione di un mondo in un'ottica di semplicità, chiarezza e sincerità, unici motivi che possono salvarci da un'anomia ormai troppo frequente e deleteria. (Dott. Stefano Bastianetto Sociologo dell'arte e dell'ambiente)
DANIEL BUSO - Presentazione "SALA 4" Ca' dei Carraresi III^ Rassegna Contemporanea" - dal 05 al 13 giugno 2013
[...] nuovi esperimenti estetici con cui esplorare il concetto di attesa in termini surrealisti (Massone), [...]
DANIEL BUSO - Presentazione “SALA 4” Ca’ dei Carraresi “II^ Rassegna d’Arte Contemporanea” - dal 09 al 24 giugno 2012
Al centro sala è esposta una tela di Massone, accompagnata da altri tre suoi pezzi incentrati sul concetto di “Attesa”. Massone dipinge l’uomo contemporaneo nella sua condizione di isolamento. Le situazioni sono sempre pubbliche, l’auto bloccata nel traffico, l’autobus, ma il protagonista appare assorto in una dimensione di pura interiorità e assenza di dialogo con l’esterno.
DANIEL BUSO - Recensione critica - Catalogo della 2^ Rassegna d'arte Contemporanea - Ca' dei Carraresi - dal 09 al 24 giugno 2012
Paolo Massone è il ritrattista dell’assenza. Le sue opere comunicano insistentemente un’ansia di vacuità. Esse paiono sul punto di sfaldarsi in evocazioni fantasmatiche di ombre fugaci sottratte allo spazio della quotidianità contemporanea. L’angoscia che ne consegue è un’emozione che si installa nell’animo del riguardante. Quest’ultimo, attonito, sprofonda nella marea di dubbi cui il testo pittorico lo sottopone.
Sprofondato nella stesura cromatica à plat di Paolo Massone, anch’io mi accingo a sviscerare l’emozione critica che ne consegue. Il vantaggio di questo artista e della sua produzione consiste primariamente nell’intenzione che ne provoca l’impulso creativo. Tale intenzione è, a mio avviso, prettamente comunicativa. Massone non vela la patina bidimensionale delle sue tele con esoterici misteri, né dissemina caoticamente trame simboliche suscettibili di introspezioni ermeneutiche. Né, viceversa, si concede il lusso dell’evasione nell’astratto e nell’informe disturbante e surreale. Massone, al contrario, vuole mostrare. Un paesaggio, un momento, una scenografia urbana, un interno borghese, muti personaggi della commedia umana che recitano impassibili sul palco della quotidianità metropolitana. Fuori da ogni intento meramente figurativo, l’artista mostra un mistero senza impedire al destinatario dell’immagine la possibilità di comprenderne le sfumature. La precisione disegnativa, la sapienza tecnica nella stesure delle campiture cromatiche, lo stile contemporaneo che lo porta a privilegiare la stesura piatta e a larghe maglie monocromatiche. Tutti questi aspetti non soltanto qualificano lo stile di questo artista, ma, al tempo stesso, ne rivelano l’attenzione alla pratica tradizionale della pittura, unitamente alla volontà di fondere le sue doti con il desiderio di comunicare un contenuto significativo.
L’aspetto contenutistico delle sue opere si snoda attraverso l’espediente modernista della serie. Isolatamente, ogni tela appare come un saggio di pregevole pittura. Nel contesto seriale scorgiamo un progetto che travalica il singolo exploit. Nella mostra di Ca’ dei Carraresi, Massone espone sei pezzi appartenenti alla serie intitolata ATTESA. Si tratta di ritratti alternativamente ambientati in spazi chiusi o aperti. L’aspetto dominante che li connota è la solitudine delle figure dipinte. Nessuna concessione al sovraffollamento delle concentrazioni urbane metropolitane. La figura, femminile o maschile, che funge da protagonista del brano pittorico, è immobile ed inerme. L’attesa è sempre chiarificata dal titolo. L’arrivo dell’autobus, di una persona … Ma proprio in virtù di questa manifesta trasparenza, l’autore conclama silenziosamente il mistero sgorgato dal suo pennello. La figura dipinta non concede alcun indizio di interpretazione fisionomica. Essa è piatta come la materia cromatica di cui è composta. La linea dei profili è tracciata rigidamente, una silhouette approssimativa (ASPETTANDO DI ARRIVARE). La stessa linearità astratta connota gli spazi dell’ambientazione. Questa chermes di elementi configura una volontà di stordimento. La congerie di dubbi, cui accennavo all’inizio del testo, pervade assillantemente la mente dell’osservatore. I personaggi ritratti sono dispersi. Nonostante il titolo delinei una situazione apparentemente banale, lo spettatore non può che percepire un’atmosfera ambigua e straniante. L’individuo ritratto non è stato abbozzato in questo modo per scelta stilistica o per sommarietà esecutiva. Egli, al contrario, è stato dipinto nella sua reale condizione. La forma scelta dall’autore è molto più eloquente di qualsiasi ritrattistica iper-reale. Soltanto la formula dell’assenza di una caratterizzazione individualistica permette l’evidenziazione del disagio cui soccombe l’individuo stesso. Quest’ultimo, smarrito nel contesto asettico e poliforme della città contemporanea, snoda la sua esistenza alla ricerca più o meno consapevole di una quotidianità routinaria annichilente la sua emotività. L’opera di Massone rivela, a questo punto, tutto il potenziale di critica sociale.
Nell’epoca in cui ci troviamo, la condizione di scissione tra pensiero e sentimento ha raggiunto l’apice della sua potenza. Tale separazione deriva dal principio industriale della specializzazione: per un corretto funzionamento della macchina di produzione è necessario che ad ogni individuo sia affidato un ruolo, una posizione nell’ingranaggio mostruoso del potere distribuito iniquamente. Tale collocazione viene scelta o attribuita al di là dei reali interessi e delle reali preoccupazioni di tipo emotivo della persona stessa. Ne consegue una situazione morbosa nella quale l’individuo passa la maggior parte della sua giornata a compiere azioni routinarie percepite come incapaci di provocare in lui un particolare piacere, mentre i suoi reali interessi sono inglobati nel residuo tempo libero, dove paradossalmente la persona è costretta ad affannarsi nel trasformare quel tempo di svago in attività di produzione di piacere.
Questo scenario potrebbe essere ribattezzato il disastro della quotidianità contemporanea. Il suo risultato è l’incapacità del singolo di trovare una mediazione proficua tra i suoi particolare interessi e le più ampie esigenze della società che ne definiscono la posizione ed il ruolo nella collettività.
Le persone ritratte da Massone sono una metafora di quanto accade intorno a noi. Individui fantasmatici che perdono i riferimenti della realtà che li circonda mentre si allontanano da se stessi. Queste figure non sono soltanto smarrite, ma sono al tempo stesso incapaci di comunicare tale smarrimento. A loro Massone ha dedicato questa serie. Nel tentativo, squisitamente personale, di lasciare, nell’oceano sconfinato dell’arte contemporanea, un spunto di riflessione dal tono flebile ma concettualmente maturo.
DANIEL BUSO - Presentazione della sezione "iconoclastia" collettiva "Amare o distruggere le immagini?" Milano - Galleria "Studio IROKO" dal 01 al 10 dicembre 2011
Paolo Massone riscopre un gusto quasi metafisico nel presentare immagini cariche di ambiguità dove il dialogo figura-sfondo diventa muto e sospeso.
DANIEL BUSO - Catalogo mostra "Amare o distruggere l'immagine?" - Milano - Galleria "Studio IROKO" dal 01 al 10 dicembre 2011
Paolo Massone è un artista trevigiano. Lavora nel campo dagli anni’70, ma ciononostante possiede uno stile particolarmente fresco. Il suo ritorno alla pittura, dopo una sosta durata un decennio, si preannuncia esaltante.
PAOLO RIZZI - recensione critica dal catalogo del "Censimento Artisti Triveneto" 1988 - mostra "Confronti 88" - Villa Siemens Contarini, Piazzola sul Brenta (PD) - dal 05 giugno al 03 luglio 1988
I cavalli corrono verso una meta lontana: sono ritratti con energia di segno e finezza di esecuzione. Paolo Massone ama cimentarsi con soggetti coraggiosi: figure umane ed animali. Ho avuto modo di ammirare alcune sue opere e ne ho tratto una favorevole impressione. Massone conosce la tecnica del disegnare, nonché quella del dipingere. Ricordo una gentile figura di ragazza, toccata con trepido senso della luce nel tessuto sottilissimo di segni appena vibrati, morbidi e delicati. Ricordo anche una testa di tigre trattata con tecniche miste: un brano spigliato e pieno di vitalità. Evidentemente Paolo Massone ha capito che si può essere moderni, oggi, conciliando una tecnica tradizionale (niente trucchi, niente sofisticazioni) ad un gusto attuale. L'immagine si staglia nitida, sfrangiata di luce, nel suo catturare il colore con golosità: c'è slancio e, insieme, tenerezza. Piacciono soprattutto certi brani in cui il segno di fa pulviscolo luminoso, ragnatela appena mossa da un alito di vento. C'è eleganza e partecipazione emotiva.